22 maggio 2013

The National - Trouble Will Find Me





I National sono un po' come l'amico che conosci da una vita e che non vedi da un po' di tempo . Capita un giorno che vi rivedete per strada quasi per caso, vi salutate e poco dopo vi ritrovate a parlare come se nulla fosse cambiato, come se il tempo non fosse mai passato. La musica dei National si libera dal concetto claustrofobico di tempo, lo supera per certi versi.

Da “Alligator” in poi il solco tracciato dalla band statunitense è stato sempre indirizzato verso la ricerca di canzoni da istituire nella schiera dei grandi classici della musica rock contemporanea. Ecco allora che dopo “Boxer” e “High Violet” era assolutamente normale aspettarci un naturale proseguio del cammino iniziato qualche album fa. La “non sorpresa” dell'ascoltatore non va intesa come percezione negativa del lavoro perchè stiamo parlando di un gruppo che come già detto sfugge alla normale percezione del tempo e di conseguenza alle regole del tempo stesso, che costringono la maggior parte degli artisti ad un necessario “face to face” tra il loro suono e il resto del mondo che avanza inperterrito. Vedendola sotto questo punto di vista è impossibile non esaltare l'ennesima prova di straordinaria bravura e di rinnovata ispirazione di Matt Berninger e soci nello scrivere canzoni. Semplicemente canzoni.

“Trouble will find me” si avvale della preziosa collaborazione di un cast di nomi veramente eccelso del panorama indie odierno (Sufjan Stevens partecipa con delle drum machine in “Demons”, “Pink Rabbits” e in “I Need My Girl”, poi ci sono Richard Reed Parry degli Arcade Fire, Sharon Von Etten, St.Vincent, Doveman e Nona Marie Invie dei Dark Dark Dark) ed è stato registrato presso il Clubhouse Studio di Rhinebeck,Ny sotto la produzione del fido Peter Katis con cui collaborano fin dai tempi di Alligator.

Tredici tracce dove il livello medio non scende mai sotto la soglia dell'eccellenza. Sia quando le canzoni accellerano nel ritmo (Graceless) sia quando rallentano, come nella splendida ballata Pink Rabbits (canzone sui livelli di Fake Empire). Come non citare la splendida “Sea of Love” o le trame delicate di “Heavenfaced” e “Hard to find” ma ogni singolo pezzo è degno di nota.
Gli arrangiamenti sono perfetti e avvolgano la dolce voce baritona di Matt Berninger che nel corso degli anni si è trasformata in delicata patina che avvolge l'ascolto non andando a ricercare picchi di estremità sonora ma tessendo melodie e testi sfacciatamente intensi (Demons su tutte).

Il più grande pregio dei National sta proprio qua; parlare alle persone in una maniera che è triste e dannatamente attraente nello stesso istante. Si parla di morte ma è come se due grandi amici non si vedessero da tanto tempo e un giorno si trovassero quasi per caso per strada. Scoprirebbero presto che il tempo in realtà non è mai passato e che il tempo stesso è una barriera per le loro vite. Un po' come la musica dei National. Musica che parla di morte per chi la morte l'affronta sorridendo.




Nessun commento:

Posta un commento